Sembravano un reperto da cassapanca. Vecchi bacucchi. Ma i golfoni da pescatore norvegese tornano nei gusti più raffinati. A treccia, disegnati, doppiopetto. Come piacevano a Coco Chanel, che li scoprì a Deauville...
Basta con attillati cashmiretti. E' finito anche l'idillio con i banali sottogiacca girocollo che azzerano il fascino. e per i più fantasiosi sta addirittura tramontando l'eterna intesa con la giacca sportiva, quel routinario capospalla che, benchè diventato agile e trasformista come non mai, sempre capospalla già visto è. Come fanno Sting e David Beckham, quest'anno è meglio che vi prepariate a calarvi nei panni, o meglio nei maglioni, dei taglialegna canadesi, degli intrepidi pescatori di Aran e dei guardaboschi scandinavi. Per intenderci, i capi sferruzzati a mano in grossa lana, tutti trecce, losanghe, rombi e noccioline, talvolta rallegrati da disegni animalier (dal cervo all'orso); e pure i golfoni da fondista anni Cinquanta con il carré lavorato a cristalli di neve, già adottati dall'imprenditore Marco Vittorelli, ultimo accompagnatore di Caroline di Monaco.
E' in arrivo lo stile "omaccione del Nord" arricchito da un tocco fra l'indiano Navajo, l'indio del Perù, il messicano Danny Trejo protagonista dell'omonimo film presentato a Venezia.
Niente di nuovo sotto il sole: se negli anni Venti Coco Chanel cominciò per prima a copiare i golfoni in lana blu dei marinai normanni, via via i designers hanno sempre preso a piene mani nel mondo rusticano; basta pensare a Ralph Lauren. Insomma i rozzi manufatti con cui l'uomo ha sempre sfidato gelo e burrasche, troneggiano in passerella e nelle vetrine.
In realtà non sono proprio gli stessi: nessuno si metterebbe mai i pullover del nonno: pesanti, smisurati, sproporzionati e pizzicosi.
A dispetto delle apparenze , il golfone rustico versione contemporanea è leggero come una piuma (lana mista a cotone o cashmere), di linea calibrata, lunghezza contenuta e proporzioni perfette,
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